Mi chiamo Lisa Galli

Sono nata il 25 Gennaio 1970, quindi appartengo all’altro secolo, ma soprattutto all’altro millennio.
Io di questo ne vado molto fiera perché, più passa il tempo, più mi accorgo che la bellezza del diventare grandi è anche la leggerezza con cui affronti la vita, cioè tendi un pochino a dare più importanza a certe cose e a fartene scivolare addosso altre.
Non ci riesco sempre, però ci sto lavorando.

Sono la quinta di cinque figli, tra me e mio fratello più grande ci sono 7 anni e mezzo (per la precisione, 7 anni e 5 mesi).
I miei genitori mi hanno sempre detto di definirmi come quinta, la più piccola, ma mai dire che ero l’ultima.
Lì per lì non capivo questo discorso, poi, l’ ho capito nel tempo, quando le persone mi dicevano:
“Ahh , sei l’ultima? Ma i tuoi genitori si sono distratti quel giorno?”.
Io non ho mai avuto la percezione che si fossero distratti, ho sempre pensato che mi avessero voluta.

Al Liceo Classico ho incontrato i miei amici storici, quelli di una vita, quelli che ancora oggi sono punti di riferimento.
Furono cinque anni importanti, ma non tanto da un punto di vista culturale, diciamo che noi eravamo molto più orientati sull’ aspetto
amicale-relazionale. Cosa che tra l’altro mi è servita nella Vita, perché lì ho imparato a sviluppare le mie capacità relazionali.
All’ Università mi sono iscritta a Biologia.
Avevo “toppato” clamorosamente (ma questa è un’altra storia che vi racconterò in un altro momento),
e poi un giorno venne da me mia mamma e mi disse:
“Guarda che aprono Psicologia a Bologna, vuoi salire su questo treno mentre passa?”
“Mamma, grazie! Ci salgo!”
e così mi sono iscritta il primo anno che l’aprirono!.
Cinque anni di vero studio, di vera cultura, di grande grande atmosfera con colleghi che poi si sono laureati anche loro,
che sono stati anche loro un grande punto di riferimento e di crescita personale e professionale.
Dopo la Laurea, ho vinto la borsa di studio in Criminologia Clinica, presso la Medicina Legale di Modena,
una Scuola di Specializzazione di 3 anni, che mi permise di frequentare quindi la Medicina Legale, di lavorare con gli psichiatri all’interno, curando la parte testistica delle perizie.
Ho vinto anche la borsa di studio per imparare ad usare il test di Rorschach, una scuola di Milano, secondo il metodo Exneriano e in più,
furono anche gli anni in cui presi la specializzazione di quattro anni in Psicoterapia Sistemica e Relazionale, che è il mio punto di partenza con il quale affronto le psicoterapie Familiari, di Coppia ed Individuali.
Sono stati anni molto preziosi, molto ricchi, perché mi hanno dato la possibilità di aprire più strade in modo che io potessi, nel tempo, capire quali potessero essere le mie competenze, le mie ambizioni, le mie abilità, ma soprattutto, le mie capacità.

Per entrare in merito, invece, alla mia attività professionale, appena specializzata mi sono aperta tre strade:
Selezione del Personale; l’ho fatta solo per un anno, per un istituto bancario, perché non era la mia strada. La facevo bene, ma secondo me gli Psicologi (come in tutte le professioni), devono proprio sentire la passione.
Formazione e Attività Clinica sono la mia vera grande predilezione.
Il primo incarico di formazione che ho avuto è stato quello all’interno della Scuola di Psicoterapia Sistemica che avevo frequentato e mi chiesero di rimanere come docente.
Per quanto riguarda la Clinica, invece, appena specializzat,a ho aperto il mio studio (che ho tutt’ora) dove ho svolto e svolgo attività di
Terapia Familiare, Individuale e di Coppia e poi, per 19 anni, sono stata presso il Policlinico di Modena nella Divisione di Ematologia.

Sono una persona molto creativa ed è il motivo per cui le Storie che le persone mi raccontano, mi rimangono dentro e le trasformo in qualcosa di costruttivo, o per lo meno che io ritengo esserlo.

Ho inventato, nel 2010, la figura di Guido Speranza, nel concetto #ioguidolasperanza perché penso che, ognuno di noi, abbia la possibilità di guidare la propria Speranza e di poter guidare anche quella degli altri con l’ incoraggiamento.
Ho creato questo personaggio che, avuta una diagnosi di malattia, fa un suo Percorso di Cura.
Così nel 2016 ho redatto una pièce teatrale in cui, sul palco, andavano Guido Speranza e sua moglie Daria, le cui parti erano scritte da me e costruite insieme agli operatori in modo che potesse essere un’ attività di formazione in quanto si parlava, appunto, di tutti i Professionisti che questa persona malata incontrava nel suo Percorso di Cura.

Nella mia vita privata io vivo con mio marito e i mie quattro figli.
Tre ragazze e un ragazzo di 19, 17, 15 e 11 anni, quindi ho una visione, come madre, di un’ età abbastanza ampia.





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